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Message In A Bottle, Il topic dei messaggi in bottiglia.

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Toni Monroe
view post Posted on 18/12/2010, 07:49




Nel buongiorno non c'è più neve di quanta ce n'era ieri sera, eppure.. ci sono dentro. Sono diventato di neve pure io. Ho incontrato una conoscente, alla fermata del tram, non la vedevo da tanto e abbiamo parlato un po'. Era neve, secondo me, anche quella che a folate usciva dalle nostre bocche. Ci intendevamo soltanto perché adesso che siamo di neve comprendiamo il linguaggio freddo delle parole gelate. È difficile dire qualcosa che ti scaldi, in questi momenti. È difficile persino immaginare, familiarizzare col concetto di calore. I volti degli altri, in metrò, sembrano scolpiti nel ghiaccio. Statue di ghiaccio spostate su rumorosi vagoni che si muovon su rotaie. Ad un certo punto una voce metallica comunica alle statue di ghiaccio che dovranno scendere alla fermata successiva, per proseguire passerà un altro treno 'a breve distanza'. Come in un meccanismo perfettamente sincronizzato le statue, alla fermata prestabilita, scendono dal treno. Alcune statue son state scolpite con gli occhi chiusi. Li tengon chiusi anche mentre aspettano in piedi, appoggiati a una parete. Qualche frazione di secondo gelato (siamo entrati anche in un altro sistema temporale) ed arriva il treno successivo. Possiamo farcela.
Nel bar del mezzanino dei pupazzi di neve che ricordano nelle fattezze dei baristi fanno scontrini e servono colazioni. Nei pressi della fila ordinata di pupazzi che ricordano nelle fattezze degli avventori ci sono dei pupazzi che vorrebbero fare i furbi e saltare la coda. Una barista li tratta con freddezza.
Vado verso il bus, che è già arrivato e imbarca la sua quota di statue di ghiaccio, siamo rimasti attardati in tre, ma non c'è pericolo di perderlo. Lo raggiungiamo con gelida determinazione e prendiamo posto. Molti di noi devono esser stati scolpiti con un posto vuoto accanto.
Quello che una volta era il vivaio a lato del semaforo adesso ha un cartello che indica il nome del vivaio e in un altro cartello c'è una freccia che indica da che parte si entra. Così so da che parte non andare. Han messo una fila di lampadine su degli alberi spogli, un'immagine che non trasmette alcun calore.
Intorno alle 7 e 20 del fuso ghiacciato arriviamo alla mia fermata e scendo, tipo valanga, dal bus. Pronti a una mezza giornata in cui il fuoco è qualcosa di cui si parla attorno a una scultura che rappresenta un falò, nelle notti d'estate.

E canzoni e musica comunque. Mi devono aver scolpito così..
 
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Cobain88
view post Posted on 18/12/2010, 21:27




Per me,scrivere e' sempre stato un modo di sfogare le mie emozioni,di esternare quelle sensazioni che molto spesso credo di provare da solo,dandomi per giunta del paranoico e del pazzo...e non che,in qualche modo,essere(o ritenermi)speciale e ambiguo sia una cosa che mi dispiace(tutt'altro),ma quando osservi il mondo e noti che il tuo modo di osservarlo non ha pari,nel senso che non c'e' nessuno che lo fa come te,beh,fai presto a sentirti solo...

Qualcuno potrebbe obiettare che,certo,stare davanti ad un pc a lamentarsi con persone che non ti conoscono(ma chi legge questo post mi conosce probabilmente anche piu' di mia madre)non aiuta certo la ricerca;ma d'altro canto,quando arrivi a 23 anni con la sensazione di non aver costruito praticamente un cazzo,sentendoti inferiore ai tuoi coetanei per mille motivi e sapendo che ci vorrebbe cosi' poco per non provare questa spiacevole sensazione...ti passa anche un po' la voglia di vivere,non so se mi spiego...

Chiaramente,queste non sono giustificazioni a mollare,e testardo come sono non lo sarebbero comunque...ma dover sempre in qualche modo "scusarsi","giustificarsi","spiegarsi",e' una cosa che mi da' profondamente fastidio,forse poco meno di quanto mi da' fastidio una certa televisione,una certa musica o una certa politica...e queste ultime sono cose che mi danno fastidio non poco...
Dopotutto(visto che siamo su un forum di sport americani),nella Dichiarazione d'Indipendenza del 1776 si parlava di "ricerca delle felicita' "...perche' non e' detto che possiamo trovarla,e' questo che s'intendeva...ma non sono uno di quelli che si piega,che cerca la felicita' effimera nei beni materiali,o che "si accontenta"...direbbe J Ax,la mia vita deve andare "come io comanda"...e ora come ora non ci va per nulla,impedendomi di godermi quei pochi e brevi attimi di luce(come le ultime due giornate,per esempio)...

E se vi va,datemi pure del pazzo,del paranoico e dello schizzato...ne converro' e vi offriro' da bere...ma vedere tutti apparentemente felici,tranne me...e' un ritornello che non mi va piu' di ascoltare...







 
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Toni Monroe
view post Posted on 19/12/2010, 01:27




Mi hai fatto tornare in mente un post che scrissi tempo fa nel blog:

Pubblicità regresso

(Il male di ridere..)

Il buongiorno ti prende alla sprovvista. Ti arriva addosso, inatteso, e ti travolge. E' (anche) sconcertante, a pensarci, come possa accadere: mentre tutti intorno a te (apparentemente) soffrono, tu ti ritrovi in uno stato di benessere. E ti dici che devi cercare di reagire, di venirne fuori, ma non è (così) facile. Potresti cominciare con l'evitare di ascoltare certe canzoncine allegre. Non è dimostrato, ma pare influiscano. E in casi estremi non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto. Ci sono persone disposte ad ascoltarti. Prima che sia troppo tardi, informati, chiamale. Fuggi dal torpore del benessere: dalla felicità si può (e si deve) guarire. Pensaci..


:forza:
 
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Cobain88
view post Posted on 25/1/2011, 01:12




Uppo un po' il topic,stavolta vado di rima pero'...

Titolo:"Enterogermina"

Non ho nulla su cui obiettare
Ma non e' vero che non vado a votare
Ascolto musica a tratti contorta
La mia chitarra e' un po' distorta
Vorrei provare dolore,non disperazione
tra queste macerie vedo solo corruzione

Non guardo la tele,e' tutta uguale
Da vero studente sono in piazza a manifestare
Se ci sei dentro ti puoi disintegrare
Se ci sei fuori ti puoi ammazzare
Io non mi indigno neppure,sono spossato
E vivro' tutta la vita in precariato

Non cerco l'amore,e non mi troverà
Una partita a nascondino che Cupido perdera'
Io non mi chiamo Silvio,e sapete che significa
che scrivo queste rime perche' non vedo f...
E non copio Fabrizio,e nemmeno quell'andazzo
sarete mica voi a succhiarmi un po' il c...?

E se mi chiedete perche' tracanno
è perche' non lo passo un altro anno
In un mondo dove sono tutti froci
I preti,i politici e i loro soci
E non vi somministrero' la pillola sbagliata
E' rossa la Verita',seppur romanzata
 
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Den__002
view post Posted on 25/1/2011, 20:04




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Toni Monroe
view post Posted on 25/1/2011, 20:38




Certo se il tipo pensa che questo topic sia frequentato da folle oceaniche non ha capito una mazza. Ma proprio per niente. :forza:
 
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Cobain88
view post Posted on 26/1/2011, 22:15




CITAZIONE (Toni Monroe @ 25/1/2011, 20:38) 
Certo se il tipo pensa che questo topic sia frequentato da folle oceaniche non ha capito una mazza. Ma proprio per niente. :forza:

Ci fosse il tasto "mi piace" sul forum,fidati che con questa l'avrei cliccato 1 milione di volte
:novotny: :novotny: :novotny:

 
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Toni Monroe
view post Posted on 6/2/2011, 09:26




Ci sono cose che si sanno perché si son sempre sapute, anche se non se ne riuscirebbe a spiegare la ragione. Io non ricordo chi me ne abbia parlato, anche se certamente dev'essere avvenuto, ma quando mi son trovato a leggere un libro che narrava le vicende di alcuni minatori di parole ho avuto questa sensazione di... si potrà dire "Deja entendu"? Già sentito. Curiosavo nella casa della mia nonna materna e mi son avvicinato ad una vecchia libreria, dove ho notato una scaffalatura malferma, come ci fosse qualcosa che ne rendesse incerto l'appoggio. Pensavo ad un cedimento della parete e mi son avvicinato per guardare meglio, poi ho provato a toccare la parete e ho sentito quello che non poteva che essere un libro incastrato tra la scaffalatura e il muro. Sono riuscito, dopo diversi sforzi, a sfilarlo e mi son ritrovato tra le mani questo libro di cui non sono nemmeno riuscito a decifrare il nome della casa editrice. Il libro era molto rovinato ma nelle parti leggibili raccontava un arcipelago di storie che legava il vissuto intrecciato di persone che non sempre si conoscevano direttamente tra loro. Comune denominatore era il lavoro alla miniera del verbo. Nella quarta di copertina si poteva leggere un accenno del contenuto:

Parole estratte con fatica dalle miniere del verbo. Una storia che nessuno ha mai raccontato, quella dei minatori che hanno passato -se non dato- la vita nelle miniere del dire, dove vengono estratte tutte le parole che in seguito vengon plasmate sapientemente dai migliori artigiani per essere poi consegnate ai vocabolari e alle grammatiche di tutto il mondo. Io ne ho alcune grezze che molti -di certo- non riuscirebbero nemmeno a riconoscer come parole, perché abituati a concepirle soltanto nella loro forma finale, quella di utilizzo. Tra metalli, minerali e sostanze organiche utilizzate nell'industria energetica, è comprensibile che le miniere del verbo siano passate in secondo piano, complice anche l'abbondanza che ne ha inflazionato il valore. E qui si tornerebbe anche al fatto che le cose hanno valore se siamo noi a conferirgliene, altrimenti non valgono nulla. Come l'acqua viene stimata poco dove ce n'è in abbondanza e diviene fonte indispensabile di vita dove invece scarseggia, soltanto nei luoghi (dell'anima) dove le parole mancano, quelle che ci sono diventano preziose.


Io devo aver sicuramente sentito parlare di queste cose perché, anche se ormai vecchio e provato dal passare del tempo, non mi giungevano del tutto nuove quelle vicende. Insomma, leggevo un libro di cui molti certamente ignoravano l'esistenza e mi sentivo come se qualcuno avesse stampato stati d'animo che mi appartengono da sempre. Da prima che qualcuno trovasse il modo di esternarli. Mi spiegavo, persino, l'espressione farsi strappare le parole con le pinze, una evidente deformazione dell'attività mineraria, laddove le parole grezze venivano scalpellate via da quegli strati misti di silenzio e rumore che le circondava. Oggi non ci sono più miniere del verbo, la tecnologia ha fatto i consueti passi da gigante che ci fanno battere il petto di soddisfazione per quello che l'evoluzione ci ha fatto diventare. Un orgoglio inutile, che non tiene conto di come le generazioni passate ci abbiano spianato una strada che ora ci illudiamo di aver percorso per meriti nostri. Avanziamo perdendo memoria, tristemente. Adesso ci sono parole ovunque, sintetizzate, clonate... e non riusciamo a spiegarci come possa capitare che ce ne siano alcune da cui non vorremo mai separarci, a cui attribuiamo un valore -affettivo- diverso rispetto alla moltitudine di altre che le circondano. Immagino che se si potessero esaminare a fondo scopriremmo che si tratta proprio di qualche parola estratta dalle miniere del verbo, che è riuscita ad arrivare fino a noi. Mio cugino, sempre molto pragmatico, si chiede se questo libro sia raro e ipotizza che se ne possa cavare qualcosa a sottoporlo alla valutazione di qualche esperto. Gli sorrido e sono pronto a battermi con chiunque per rimanerne in possesso, perché il valore intimo che ha questo libro per me non sarà mai avvicinato da nessuna somma in denaro. Nella seconda di copertina c'è una dedica che da sola vale più di ogni cosa che si possa scrivere in qualunque libro, di qualsiasi argomento:



A mia madre (e a quel che resta di noi tutti...)
 
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Sandogat
view post Posted on 6/2/2011, 10:59




CITAZIONE (Toni Monroe @ 6/2/2011, 09:26) 
Ci sono cose che si sanno perché si son sempre sapute, anche se non se ne riuscirebbe a spiegare la ragione. Io non ricordo chi me ne abbia parlato, anche se certamente dev'essere avvenuto, ma quando mi son trovato a leggere un libro che narrava le vicende di alcuni minatori di parole ho avuto questa sensazione di... si potrà dire "Deja entendu"? Già sentito. Curiosavo nella casa della mia nonna materna e mi son avvicinato ad una vecchia libreria, dove ho notato una scaffalatura malferma, come ci fosse qualcosa che ne rendesse incerto l'appoggio. Pensavo ad un cedimento della parete e mi son avvicinato per guardare meglio, poi ho provato a toccare la parete e ho sentito quello che non poteva che essere un libro incastrato tra la scaffalatura e il muro. Sono riuscito, dopo diversi sforzi, a sfilarlo e mi son ritrovato tra le mani questo libro di cui non sono nemmeno riuscito a decifrare il nome della casa editrice. Il libro era molto rovinato ma nelle parti leggibili raccontava un arcipelago di storie che legava il vissuto intrecciato di persone che non sempre si conoscevano direttamente tra loro. Comune denominatore era il lavoro alla miniera del verbo. Nella quarta di copertina si poteva leggere un accenno del contenuto:

Parole estratte con fatica dalle miniere del verbo. Una storia che nessuno ha mai raccontato, quella dei minatori che hanno passato -se non dato- la vita nelle miniere del dire, dove vengono estratte tutte le parole che in seguito vengon plasmate sapientemente dai migliori artigiani per essere poi consegnate ai vocabolari e alle grammatiche di tutto il mondo. Io ne ho alcune grezze che molti -di certo- non riuscirebbero nemmeno a riconoscer come parole, perché abituati a concepirle soltanto nella loro forma finale, quella di utilizzo. Tra metalli, minerali e sostanze organiche utilizzate nell'industria energetica, è comprensibile che le miniere del verbo siano passate in secondo piano, complice anche l'abbondanza che ne ha inflazionato il valore. E qui si tornerebbe anche al fatto che le cose hanno valore se siamo noi a conferirgliene, altrimenti non valgono nulla. Come l'acqua viene stimata poco dove ce n'è in abbondanza e diviene fonte indispensabile di vita dove invece scarseggia, soltanto nei luoghi (dell'anima) dove le parole mancano, quelle che ci sono diventano preziose.


Io devo aver sicuramente sentito parlare di queste cose perché, anche se ormai vecchio e provato dal passare del tempo, non mi giungevano del tutto nuove quelle vicende. Insomma, leggevo un libro di cui molti certamente ignoravano l'esistenza e mi sentivo come se qualcuno avesse stampato stati d'animo che mi appartengono da sempre. Da prima che qualcuno trovasse il modo di esternarli. Mi spiegavo, persino, l'espressione farsi strappare le parole con le pinze, una evidente deformazione dell'attività mineraria, laddove le parole grezze venivano scalpellate via da quegli strati misti di silenzio e rumore che le circondava. Oggi non ci sono più miniere del verbo, la tecnologia ha fatto i consueti passi da gigante che ci fanno battere il petto di soddisfazione per quello che l'evoluzione ci ha fatto diventare. Un orgoglio inutile, che non tiene conto di come le generazioni passate ci abbiano spianato una strada che ora ci illudiamo di aver percorso per meriti nostri. Avanziamo perdendo memoria, tristemente. Adesso ci sono parole ovunque, sintetizzate, clonate... e non riusciamo a spiegarci come possa capitare che ce ne siano alcune da cui non vorremo mai separarci, a cui attribuiamo un valore -affettivo- diverso rispetto alla moltitudine di altre che le circondano. Immagino che se si potessero esaminare a fondo scopriremmo che si tratta proprio di qualche parola estratta dalle miniere del verbo, che è riuscita ad arrivare fino a noi. Mio cugino, sempre molto pragmatico, si chiede se questo libro sia raro e ipotizza che se ne possa cavare qualcosa a sottoporlo alla valutazione di qualche esperto. Gli sorrido e sono pronto a battermi con chiunque per rimanerne in possesso, perché il valore intimo che ha questo libro per me non sarà mai avvicinato da nessuna somma in denaro. Nella seconda di copertina c'è una dedica che da sola vale più di ogni cosa che si possa scrivere in qualunque libro, di qualsiasi argomento:



A mia madre (e a quel che resta di noi tutti...)

Complimenti, Toni, e dammi retta, scrivi molto questi giorni, aiuta per quanto qualcosa possa aiutare.
 
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shilton
view post Posted on 6/2/2011, 18:27




Ti sono sempre vicino, Toni.
 
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Toni Monroe
view post Posted on 6/2/2011, 19:14




Grazie a voi, mes ami. :novotny:

Non riuscivo a non scrivere niente, è uno sfogo anche questo.
 
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Cobain88
view post Posted on 8/2/2011, 00:02




Non ho be capito se Toni abbia avuto un qualche lutto di recente,io ho scritto questa cosa facendo riflessioni su una serie di avvenimenti che mi sono accaduti negli ultimi giorni,nel caso spero che ti possano essere di conforto. :lol:




"Mi è difficile argomentare su un argomento come la morte,perchè effettivamente(e fortunatamente) io ne ho avuto solo un'esperienza parziale e fortemente indiretta,però nella mia lucida follia notturna non posso fare a meno di evidenziare la peculiarità di questa esperienza.

Mi torna alla mente la descrizione che ne fa Shakespeare nel famosissimo monologo dell' "Amleto"(a suo tempo imparato sui banchi di scuola),che la definisce come "il paese inesplorato dal quale nessun viandante ritorna".

Ecco,è proprio questa la sua peculiarità.
La morte è un punto di non ritorno.Un orizzonte degli eventi,se vi aggrada la fisica.
Non si può tornare indietro,a raccontare com'è morire.
Non si vive la morte,la si subisce.

In fin dei conti,perlomeno a titolo personale,è questo che mi fa più paura:noi non affrontiamo mai le conseguenze della nostra morte(o,almeno,se così fosse,non siamo tenuti a saperlo nella condizione materiale in cui ci troviamo,e questo senza entrare nel merito di riflessioni che sarebbero solo teologiche e forse demagogiche),bensì dobbiamo affrontare le conseguenze delle morti altrui.E quando dico dobbiamo,è perchè in fondo credo che prima o poi sia necessario reagire,andare avanti,continuare a vivere,anche se perdere una persona cara qualche volta può significare smarrire una parte di sè stessi.

So già che rileggendo questo post,quando,tra 100 anni si spera,avrò un'esperienza più diretta,probabilmente riderò della mia ignoranza,del mio voler tentare di dare una spiegazione razionale a ciò che razionale non è,del mio tentativo di spiegare un qualcosa che non conoscevo.

Però,probabilmente,di una cosa sarò ancora convinto.
In questo universo,diceva Lavoisier,uno dei padri della chimica moderna,nulla si crea e nulla si distrugge.Pero' tutto si trasforma.


E mi piace pensare che,forse,un giorno anch'io mi trasformerò in un uccello che,dal suo cantuccio,segue un funerale."





 
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Toni Monroe
view post Posted on 24/2/2011, 07:45




Cambio di scenario. Si alzi, si alzi pure il sipario, basta ricordarsi poi di calarlo anche. Gli attori, il regista ed il pubblico sono andati via, tutti quanti, perché avevan da fare altre cose ma torneranno a controllare.
Nel frattempo diventa difficile trovare qualcosa su cui tacere insieme. Si finisce col parlare per inerzia, perché è più facile condividere una quantità di parole superflue che uno solo dei silenzi a cui si tiene. Ci son silenzi in cui non tutti sono ammessi ed è necessario dirlo, perché tacerlo sarebbe contraddittorio.


L'aria è tornata a farsi fredda, sulle facce stanche dei compagni di viaggio c'è la stessa espressione sofferente, inconsapevoli cenni d'intesa quando -una volta seduti- ci rendiamo conto che il bus non ha molto calore da offrirci. Chi si prende un viaggiatore e chi un posto vuoto accanto, tutti disposti (a cosa non si sa), possiamo andare. In questi giorni, ancora grigi, fa comunque luce prima e mi chiedo in quante canzoni sanguini Romeo. Ne parlava Tom Waits in un suo brano dal titolo omonimo e mi rendo conto adesso che anche Bon Jovi ne parla in un suo brano di qualche anno fa. Non ha nient'altro da far che sanguinare in musica, Romeo?
L'autista di oggi, uno dei veterani, ci fa passare dentro il quartiere commerciale: uffici, grossi negozi e una nuova fermata della metro. C'è qualcosa che avanza ma non saprei dire se sia qualcosa di nuovo. Alle canne ingiallite sulle rive del naviglio non frega nulla di tutto ciò, glielo leggo nelle foglie cadenti; canne che si sognano salici piangenti.
Il nuovo consorzio che ha rilevato la vecchia compagnia dei bus ha attaccato il proprio nome alle tabelle che segnalano le fermate. L'autista, uno dei veterani come già detto, continua ad ignorare le tabelle e a fermarsi dove sa.
Scendo e fatico a trovare una differenza tra il freddo di fuori e quello che c'è sul bus ma c'è una mezzaluna diurna e qualcosa vorrà dire. Anche lei terrà i suoi silenzi per sé.
 
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Toni Monroe
view post Posted on 26/2/2011, 07:21




Che poi, tante volte, si parla di easy song quasi in tono sufficiente e si potrebbe pensare che ci vuol poco a fare una canzone così. Io invece penso che se non parliamo di raffinati musicisti, quelli che hanno la capacità ed il gusto per realizzare una parte musicale anche complessa (ma non necessariamente), se non parliamo di questo allora non è che rimangano altri modi per cantare; una base semplice ed una voce che ti accompagna in un piccolo viaggio, prendendoti per mano, cullandoti e coccolandoti per tutto il tempo. È chiaro che potete anche schifarla una easy song, mica dico di no, ma c'è gente che le apprezza poco per convenzione. I fruitori di musica son animali strani. Come quelli che smettono di ascoltare un cantante che era sconosciuto dopo che han cominciato a conoscerlo in molti perché 'è diventato commerciale'. Lo dicono con un misto di amarezza e sdegno. Ma non aggiungono 'e 'sti cazzi?' e io non me ne capacito.
I sabati lavorativi non sono sempre freddi, nemmeno a quest'ora del mattino, ma bisogna ammettere che se son sabati lavorativi di Febbraio può capitare. Giustamente sul lettore passa November rain. Siamo comunque lontani dai tempi in cui settembre doveva finire. E non è nemmeno una easy song, per concedere qualcosa alla raffinatezza. Questa secondo me era una canzone da musical. Valeva la pena scriverlo apposta. Messa in un album è sprecata.
Da un po' di tempo in metro annunciano la destinazione del treno che arriva e trovo che sia una buona cosa, perché adesso le destinazioni finali sono due ed è giusto specificare dove va il treno; non capisco, invece, perché dichiarare che arriva dalla stazione precedente a quella dove lo si aspetta. Io non ho mai pensato che si materializzasse all'improvviso, è chiaro che da qualche parte arriva. Ma soprattutto, quel che conta è dove va, non da dove cazzo arriva. Certe cose mica le capisco. Immagino però che ci saranno persone che smetteranno di prendere la metro perché 'è diventata troppo commerciale'. Lo diranno con un misto di amarezza e sdegno. E un po' avranno ragione perché arrivare al nuovo capolinea costerà qualcosa di più che arrivarci con un bus. Scendi due fermate prima, prendi un bus che ti porta proprio dove c'è il capolinea della metro e paghi di meno. Che senso ha? Dovrebbero scendere tutti a prendere il bus.
Al mezzanino siamo sempre gli stessi, un po' di meno al sabato, ma sempre gli stessi. Anche i piccioni ci guardano con rispetto: noi siamo i -quasi- sempre presenti. Per spingerci a socializzare il bar apre mezz'ora dopo al sabato. Intanto che aspetti, dopo mesi se non addirittura anni che ti vedi con le stesse persone, prima o poi finisce che qualcuno lo saluti, ci scambi due parole. Presti solo attenzione, sia pure inconsciamente, a non diventare troppo commerciale ma l'interazione c'è. E ora c'è anche la easy song: una versione acustica di More than words. Percussioni e voce. Percussioni-e-voce, signori... che ve lo dico a fare? E anche 'sti cazzi, sì, io almeno questo lo aggiungo.

Una buona giornata a voi, ovunque siate, qualunque cosa facciate (interne o esterne che siano) e senza tener conto di quanto sia ingombrante il fardello che vi portate appresso.

E se vi capita, scendete due fermate prima, prendete un bus, ascoltate una easy song e rinunciate a pensar male di questo governo. Non vi siete accorti di quanto è diventato un commercio? Non commerciale, proprio un commercio, un mercanteggiar di valori... Valori... Vabbè.
 
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Cobain88
view post Posted on 5/3/2011, 01:44




E' una strana sensazione quella che provo stasera,e probabilmente tentare di metterla in parole mi servirà a poco,ma dopotutto non ho sonno,vale la pena tentare.
Cosa volete che vi dica?Ho paura. E' irrazionale,probabilmente,ma quanto mai affascinante.

La mia vita fino ad ora è sempre stata una lunga,complessa,a volte cruenta battaglia con il mio lato oscuro. Credo che ci sia qualcosa in me che non vada fino in fondo,qualcosa che non mi permette di godermi la vita appieno,un pò come se per me il Sole fosse perennemente eclissato,magari non un eclisse totale,ma una parziale.
Come se evitassi volutamente la felicità,e mi crogiolassi consapevolmente in tutto ciò che mi rende incompleto,infelice.Un materiale grezzo magari.
Ed è per questo che ho bisogno di avere tanti Soli,probabilmente.Per fare in modo di averne sempre uno di riserva.In modo da potermi illuminare con una di quelle luce.Spesso ignorando,volutamente, che in fondo splendo anch'io di luce propria.

Ve l'ho già detto,non è razionale.Ma è così.
Cartesio diceva che lo scopo ultimo di un uomo è conquistare se stesso,non il mondo.
Io non so se posso farcela.Ma so che ci proverò.Almeno fin quando l'ultimo Sole non si spegnerà.

PS:Visto che pare che parlare dei figli dei Montecchi e dei Capuleti sia di moda,secondo voi Giulietta capirà mai che era solo il momento ad essere sbagliato?
 
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50 replies since 8/10/2010, 19:50   628 views
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