| intanto leggo:
LA CALABRIA, DI PIETRO, LA CONCUSSIONE
Almeno 100 mila euro di multa per chi decide di uscire dall'Idv: La libertà di Tonino
di Donato Morelli
Secondo i giornali calabresi Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, con l’obiettivo (lui dice) di bloccare trasformisti, voltagabbana e ribaltisti, s’è fatto firmare al momento dell’accettazione della candidatura da parte dei candidati dell’Idv nei Consigli regionali e in Parlamento, documenti che impegnano i candidati, se eletti, a restare fedeli a Di Pietro o a pagare 100.000 euro di multa (le parole in quelle carte saranno diverse e pare facciano riferimento alle spese elettorali sostenute dal partito) se vogliono abbandonarlo.
Centomila euro, pare, per i Consiglieri regionali, mentre la tariffa di libera uscita, per i parlamentari sarebbe più alta. I consiglieri regionali calabresi Talarico e De Masi (scrive sul Quotidiano Adriano Mollo, notista politico di solito bene informato) sarebbero frenati nell’uscita da IdV proprio dalla penale. Il tam-tam delle indiscrezioni addirittura racconta in Calabria che l’on. Misiti, che ha lasciato Di Pietro per andarsene con Lombardo, dovrebbe sborsare 200mila euro perché tanto si sarebbe impegnato a tirar fuori in cambio del tradimento per poter ottenere l’agognata candidatura.
Com’è noto i parlamentari italiani, e per estensione i Consiglieri regionali, non hanno vincolo di mandato. Cioè sono liberi di fare quello che ritengono giusto. In Italia diversamente dai paesi in cui ha (o ha avuto) il potere il comunismo o il fascismo, sempre condizionati dal vincolo di mandato, l’eletto può cambiare come e quanto vuole.
Insomma, il contratto imposto da Di Pietro puzza da lontano di anticostituzionalità. Quindi, sarebbe carta straccia. Ma – è il parere di un giurista – ci sarebbe di più e di peggio. Il candidato che si candida esercita il proprio diritto elettorale passivo. Dato il sistema elettorale attuale, perché il suo diritto sia reale, ha bisogno di entrare in una lista. Se a un cittadino che ha “bisogno” vengono chiesti soldi (immediati o futuri, quale che sia la forma in cui accade) da chi ha nelle mani la possibilità di soddisfare quel bisogno, di solito si consuma e potrebbe profilarsi una concussione.
Insomma, i candidati che hanno firmato il contratto capestro possono dormire sonni tranquilli. Di Pietro, il cui partito si configura più di altri come un autobus dove i candidati salgono si fanno eleggere e scendono, potrebbe invece avere grossi problemi. Per carità! Essendo lui un raffinato giurista avrà preso tutti i provvedimenti per non finir male. Ma certe volte uno non c’azzecca.
ZoomSud
su Freedom24 il 22 Ottobre 2010
è un fottutissimo genio.
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