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Notre Dame Fighting Irish

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joesox
view post Posted on 22/11/2010, 03:09




Shades of green and the Cathedrals of New York


Treno. Una lunga frenata.

Uscendo dalla scalinata della Penn Station ti imbatti nel Madison Square Garden, alzi gli occhi e la lunghissima familiare sagoma dell’Empire State Building quasi ti sorride. Sei a Manhattan. Lo percepisci, lo annusi, lo capisci, non serve che te lo spieghi nessuno. Times Square col famoso palazzo a punta, il ferro da stiro più alto del mondo. Radio City Hall. I taxi sfrecciano, gialli, inconfondibili.
Nella baia la Statua della Libertà. Laggiù, a sud, c’è Wall Street.
In questo reticolo di strade oggi si finanzia la storia del mondo.

Lo Yankee Stadium è più a nord, nel Bronx, oltre la piega del fiume. Di fronte il suo gemello che non esiste più. Oltre l’acqua, Upper Manhattan (non Bronx mi raccomando!) c’era un’altra cattedrale a fronteggiarla. Si guardavano, quasi una sfida.
A Flatbush, Brooklyn ce n’era un’altra ancora.
L’unica vera, St. Patrick’s (patrono degli irlandesi) è appena sotto, fra Madison e la Cinquantunesima Strada.

Nulla, o poco, di tutto ciò esisteva nel 1913. I ragazzi di quella piccola, sconosciuta scuola del Midwest guardarono fuori dai finestrini delle loro carrozze. Erano partiti dalle rive del lago Michigan, dal cuore del Midwest, trentasei ore prima.

Erano passati da Toledo, Akron, avevano tagliato in due l’Ohio. Poi giunti a Pittsburgh, avevano visto i fumi delle acciaierie, avevano attraversato la Pennsylvania. Passati per Harrisburg, sfiorata Philadelphia, erano giunti al grande nodo ferroviario di Hoboken, stratripante di vagoni di carbone, di treni carichi di legname. E finalmente i colori rassicuranti dell’autunno, i paesini di Passaic, Ridgewood, Suffern, nella valle dell’Hudson, scavata tra quelle lingue rocciose che sono le ultime propaggini settentrionali degli Appalachi.
Scesero dal treno. Sbuffi di vapore.
Non era certo Manhattan.
Ad accoglierli i giganti del football.
Un esercito di Cavalieri Neri.


West Point

West Point occupa un vasto promontorio posto sulla riva occidentale di un’ampia ansa che il fiume Hudson forma nella parte centrale del suo corso. Fa parte della Orange County. Due parole oggi famose per ragioni televisive, sono invece molto più originali nella valle, affondano le radici nei coloni olandesi, che vollero dedicare queste lande a Guglielmo III d’Orange. La contea fu fondata nel 1683, ben novantatré anni prima della dichiarazione d’indipendenza. Oltre due secoli prima dell’arrivo del treno con quei ragazzi.

Una contea geograficamente clamorosa. Appoggia il suo confine meridionale sulla linea statale New York-New Jersey, è limitata ad ovest dal corso del fiume Hudson, ad est dal fiume Delaware mentre a sud-ovest intravede il profilo dei grattacieli di New York City. Che incorpora l’apertura verso le praterie del nord della Appalachian Valley e la fertile Black Dirt Region, nel letto di un antico lago glaciale, dove sorge la più antica azienda vinicola degli Stati Uniti. Il diciotto percento della popolazione ha discendenza italiana e magari significa qualcosa.

Una contea ricca di storia. Suo residente più famoso un certo George Washington, leader rivoluzionario e primo presidente. E poi ancora, mescolando politica, cinema e sport, vi abitano o vi hanno abitato: Geraldine Ferraro, Tony Gilroy, Elizabeth Marie Pope, Derek Jeter, Cindy Lauper, Brian Cashman, Scott Pioli, il generale David Petraeus, Mel Gibson, Tomás Estrada Palma (un primo presdiente anche lui, di Cuba però). Ma gli hanno dedicato lo stesso un pezzo di contea.

Una contea dove ha sede la United States Military Academy, che nel football gioca semplicemente come Army.
Army Cadets.
Army Black Knights.
Nero. Grigio. Oro.

Nel 1913 quella squadra di football di Army era allenata da coach Charley Daly.
E per la prima volta i soldati affrontavano questi franco-irlandesi venuti dal lago.
Du Lac.

Il football, allora, fin dal suo inizio nel 1869, era dominato dalle squadre della Ivy League, innanzitutto Princeton. E Yale di Walter Camp. Poi Harvard e Penn. Qualche intrusione del Midwest, Michigan (11-0 sia nel 1901 che nel 1902) e la Chicago University (campione, 11-0 nel 1905, guidata da Amos Alonzo Stagg).
Ma le cose stavano per cambiare. Al titolo sarebbero arrivate Cornell (9-0 nel 1915), Pittsburgh (di Pop Warner) nel 1916 e nel 1918 e Georgia Tech (guidata da John Heisman, proprio lui) nel 1917. E addirittura California nel 1920.

Ed Army? Army fu campione solo una volta, nel 1914, sotto Charley Daly, andò 9-0.
Ma se la giocava ogni stagione con le altre della costa orientale.
E come giocava? Sono la fanteria, quindi vanno a piedi, camminano, anzi corrono.
Se la giocavano correndo, correndo, correndo all’infinito. Centinaia di yards sulla terra. Sul campo da football o nei campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale.
Sulla terra.
Ma prima della guerra, oltre alla terra, ci fu il 1913.
Ci fu Gus Dorais.


Passaggio in avanti

Il suo ruolo forse non aveva neppure nome, forse si chiamava semplicemente end.
Ma nessuno lo considerava. Era tracagnotto con i capelli a spazzola. In un mondo in bianco e nero lui era così grigio che quasi non lo vedevi neppure. Figlio di immigrati, passava giornate intere sulla spiaggia ghiacciata di un lago Michigan altrettanto ghiacciato, gli ricordava casa forse.
E Gus Dorais, il quarterback, andò indietro, indietreggiò.
“Ma cosa sta facendo?”
Il piccolo norvegese allora scattò in avanti.
La linea difensiva si chiese chi stesse portando la palla.
Dov’era il running back? L’halfback, il fullback? Dove stavano andando tutti?
Era una giocata legale?
Venticinque yards oltre era apparso il giovanissimo Knute Rockne con la palla in mano e Notre Dame conduceva per 6-0. Army rimontò fino al 13-7 ma poi…
Sessanta minuti dopo i ragazzi venuti dal nulla avevano distrutto Army per 35-13.
Dorais era andato 12 su 14 con 243 yards, due TD ed un solo intercetto.
Era stato un attacco aereo che si vedrà nuovamente solo nei cieli del Pacifico.
Jesse Harper, il coach, rese normale quello che allora era considerato un trick play.
Fu quella giocata Dorais-Rockne che trasformò quello sport da un cugino illegittimo del rugby europeo nella NFL di Staubach e Bradshaw. Di Theismann e Montana. Di Brady e di Manning. Di Swann, di Rice, di Moss.


Cattolici della Madonna! Le cattedrali!

Army non la prese bene. Innanzitutto ordinò a quei cattolici di venire più spesso a trovarli col treno. E poi vinse il titolo nazionale l’anno successivo, nel 1914.
E fino al 1922 i Fighting Irish vennero ogni autunno sulle rive dell’Hudson a giocarsela con i fanti dell’Esercito.

Nel 1923 iniziarono ad usare le cattedrali. La sfida aveva sorpassato i confini della contea; a West Point non si stava più, non c’erano abbastanza treni che potessero portare tutta quella gente su per la valle dell’Hudson a guardare la partita. Quale teatro usare allora per quei due contendenti che erano diventati due giganti? Scelsero la città, per antonomasia. Quella che gli olandesi avevano chiamato New Amsterdam e che ora era grandiosamente semplicemente New York. E scelsero uno dei templi del baseball, Ebbets Field, la casa dei Dodgers. Brooklyn fu testimone di quattro giovani uomini che stavano scrivendo una leggenda. Notre Dame battè Army 13-0.

Nel 1924 i Fighting Irish scesero di fronte a sessantamila spettatori al Polo Grounds, la casa dei Giants di John McGraw. Erano guidati dal leggendario coach Knute Rockne (l’immigrato norvegese coi capelli a spazzola era adesso il loro allenatore) e schieravano sei futuri College Football Hall of Famers. Quattro di loro, in particolare, avrebbero contribuito al record di 10-0 per il titolo di campioni nazionali, inclusa la vittoria del Rose Bowl su Stanford il giorno di Capodanno del 1925. Il primo titolo per la scuola di South Bend, Indiana.
Quella contro Army fu la partita chiave della stagione. Notre Dame vinse 13-7.

Grantland Rice, il giorno dopo, scrisse sul New York Herald-Tribune le seguenti parole che non mi permetto neppure di tradurre:

“Outlined against a blue-gray October sky,
The Four Horsemen rode again
In dramatic lore they are known as
Famine, pestilence, destruction and death.
These are only aliases.
Their real names are Stuhldreher
Miller, Crowley, and Layden.”

I Quattro Cavalieri erano Harry Stuhldreher, quarterback; Don Miller, halfback a sinistra; Jim Crowley, halfback a destra; Elmer Layden, fullback e defensive back. Con loro altri due Hall of Famer, il centro Adam Walsh, capitano e il tackle Edgar Miller. In tre anni i sei guidarono Notre Dame a 28 vittorie, perdendo due sole partite, entrambe a Lincoln, Nebraska in casa dei Cornhuskers.

Nel 1925 per la sfida tra i campioni in carica ed Army si decise di usare un teatro ancora più importante, la terza grande cattedrale in tre anni, The House That Ruth Built, lo Yankee Stadium. Notre Dame-Army era diventata la partita dell’anno. Ogni anno. Intanto i Quattro Cavalieri si erano laureati (ma tutti restarono a lungo nel football). Army vinse 27-0 ristabilendo l’onore dei cadetti.


“Win just one for the Gipper!”

Dopo Gus Dorais, che fu il primo All American degli Irish, nel 1917 arrivò a South Bend un ragazzo del Michigan. Era un tipo versatile, giocava halfback, quarterback e punter. Giocava defensive back, punt returner e kickoff returner. In pratica faceva tutto lui. Sarebbe stato il secondo All American di Notre Dame. In quattro anni stabilì tutti i record possibili. Nelle sue ultime venti partite gli Irish andarono 19-0-1.
Si chiamava, per l’anagrafe, George Gipp. Per tutti era The Gipper.

Un’altra cosa che mancava in quegli anni erano gli antibiotici. Una polmonite, gli streptococchi, l’infezione alla gola e la vita di George Gipp era improvvisamente appesa ad un filo. Era stata una grande stagione quel 1920, Notre Dame aveva appena sconfitto Northwestern ed era 8-0. The Gipper era rimasto a Chicago, dopo la partita, per insegnare un po’ di football ai ragazzi di un liceo e si era ammalato. Sul letto di morte disse a Knute:

“I've got to go, Rock. It's all right. I'm not afraid. Some time, Rock, when the team is up against it, when things are wrong and the breaks are beating the boys, ask them to go in there with all they've got and win just one for the Gipper. I don't know where I'll be then, Rock. But I'll know about it, and I'll be happy.”

Knute decise che il momento di difficoltà in cui avrebbe chiesto ai ragazzi di vincerne una per lui era venuto proprio contro la squadra dell’esercito. Erano passati otto anni da quella notte in cui The Gipper si era spento ed una inconsistente versione degli Irish stava giocando contro un’ancora imbattuta squadra di Army. Knute Rockne, all’intervallo, parlò alla squadra. Notre Dame andò avanti 12-6 e con qualche secondo rimasto sul cronometro fermò i Black Knights sulla linea della mezza yarda. La vittoria ispirò i ragazzi a tal punto che non persero più per due anni conquistando il titolo nazionale nel 1929 e nel 1930.


The Game of The Century

La guerra li rese cattivi, invincibili, insensibili al dolore e al freddo. Non guardavano neppure il punteggio. Non esisteva nulla all’infuori del portare quel pallone nella end zone avversaria. Tutto mentre i loro compagni morivano in Europa per liberarci dai tiranni. Nel 1944 a New York Notre Dame, campione in carica sotto Frank Leahy e numero 5 del ranking, viene demolita da Army per 59-0.
Nel 1945 Army stravince di nuovo per 48-0, un altro massacro. Il fatto che gli Irish fossero numero 2 della nazione rende il tutto ancora più imbarazzante. Tutti avevano soldati in guerra, anche gli Irish, ma quelle due sconfitte erano una colossale vergogna. Gli Irish erano ritornati piccoli, Army era sempre rimasta un gigante.
Army divenne campione nazionale sia nel 1944 che nel 1945. Serviva una vendetta. Molti Irish ritornarono dalla guerra.

Ed quel giorno arrivò.
Yankee Stadium, 9 novembre 1946.
Partita: #2 Notre Dame (6-0) vs #1 Army (6-0).
Costo del biglietto: $ 200.00.
Scommesse totali: $ 5,000,000.
Spettatori: 75,000, ma anche di più. Con e senza biglietto.

Ci sono in campo, per la prima ed unica volta nella storia del college football, quattro vincitori dell’Heisman Trophy, anche se nessuno ancora lo sapeva.
Per Army Doc Blanchard (Mr. Inside), vincitore nel 1945 e Glenn Davis (Mr. Outside), 1946. Per Notre Dame John Lujack, 1947 e Leon Hart, 1949.
Army aveva una striscia di 25 vittorie consecutive (ultima sconfitta, naturalmente contro Notre Dame, nel 1943 per 26-0). Entrambe le squadre segnavano oltre trenta punti a partita. Gli Irish venivano da vittorie su Illinois (26-6), su Iowa (41-6) e su Navy (28-0), tutte fuori casa.
La partita sarà un’immane battaglia difensiva con Lujack che preserva lo 0-0 con un disperato placcaggio di Blanchard sulle 36 in campo aperto e con Blanchard che ferma Lujack sulle 2 su quarto e 2. La partita lancia Notre Dame verso i titoli nazionali del 1946, 1947 e 1949. Notre Dame non perderà fino alla stagione 1950. Army invece non sarà più la stessa.

Dopo 23 anni, nel 1969, Army e Notre Dame si ritroveranno allo Yankee Stadium. Il punteggio di 0-0 all’intervallo sveglierà alcuni fantasmi. Gli Irish li metteranno a nanna, segnando 45 punti nella seconda metà, senza alcuna risposta dei Black Knights.

Sabato scorso il Bronx, il nuovo Yankee Stadium hanno ospitato, dopo 41 anni, i due vecchi nemici. Il giovane freshman Tommy Rees ha guidato Notre Dame ad una vittoria su Army per 27-3. Brividi lungo la schiena.

Forse gli Irish stanno ritornando giganti.
 
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suclo'
view post Posted on 24/11/2010, 17:06




Splendido, grazie. :novotny:



AC
 
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maxmicio
view post Posted on 2/12/2010, 22:37




ciao joe

leggo solo adesso il topic…
:novotny: :novotny: :novotny:

e intanto è arrivata la vittoria contro usc :forza:
 
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joesox
view post Posted on 13/12/2010, 10:55




Sun Bowl ad El Paso il 31 dicembre contro U.
Si rispolvera una vecchia rivalità.
Catholics vs Convicts.

Intanto - a due partite dall'inizio della Big East - gli Irish, basketball, sono 9-1.
Unica sconfitta a Kentucky.
Vittorie importanti contro Georgia, California, a Wisconsin e contro Gonzaga.
 
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joesox
view post Posted on 31/12/2010, 17:05




Sun Bowl
Prima volta al Sun Bowl per gli Irish e primo bowl contro gli Hurricanes di Miami, Fla.
Notre Dame era 13-6 nei bowl games dopo le vittorie back to back contro Texas A&M a metà degli anni novanta.
Poi sono venute nove sconfitte in fila (!), prima della vittoria record su Hawaii nel 2008.
Oggi quindi trentesimo bowl game per gli Irish con un record di 14-15.
Notre Dame è 16-4 nelle partite giocate in Texas e 15-7-1 all-time contro Miami.

QB Tommy Rees avrà le sue gatte da pelare contro le secondarie degli Hurricanes.

Go Irish!

Intanto nel basket ND (12-1, 1-0) ha aperto la Big East con una W per 69-55 su Georgetown.
Tim Abromaitis con il suo quarto ventello consecutivo e Tyrone Nash con 15p 10r.
Ora arrivano back to back Syracuse e UConn.
 
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maxmicio
view post Posted on 1/1/2011, 12:38




Sun Bowl agli Irish!!!!! :forza: :forza: :forza:

Con una prova convincente riusciamo a battere Miami (33-17) e ad aggiudicarci il Sun Bowl.
Partita decisa già nel primo tempo (27-3) con 4 turnovers degli Hurricanes e 2 TD di Michael Floyd su passaggi di Tommy Rees. Terzo TD di Wood su corsa.

Buon finale di stagione per gli Irish che battono Utah, USC e Miami senza il QB titolare Crist fuori per infortunio.
La squadra è migliorata sopratutto in difesa e Tommy Rees ha fatto la sua parte, anche se non mi convince molto come QB… è solo un freshman quindi ha ancora margini di miglioramento.


Mi sa che questa è stata l'ultima partita all'università di Michael Floyd :(

Go Irish!!! :forza:
 
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joesox
view post Posted on 20/2/2011, 18:39




Quattro partite alla fine della stagione regolare e gli Irish andranno al torneo NCAA.
Un record di 21-5, 10-4 nella formidabile Big East. Probabilmente dieci squadre finiranno alla Big Dance.

Go Irish!
 
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Now I Know
view post Posted on 18/3/2011, 11:43




sarà l'anno buono?
 
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joesox
view post Posted on 18/3/2011, 22:29




La prima è andata.
 
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joesox
view post Posted on 21/3/2011, 23:36




Giornatina...

Irish sconfitti dai Seminoles e fuori dal torneo NCAA.

WR Michael Floyd arrestato ubriaco alla guida. Sospeso dalla squadra.
Probabile che la sua carriera a Notre Dame sia finita.
Ma soprattutto il ragazzo deve darsi una regolata, è la terza volta che finisce in guai seri con la legge.

 
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maxmicio
view post Posted on 30/3/2011, 06:55




Le ragazze del basket raggiungono le Final Four battendo Tennessee per 73-59… :forza: :forza:

Prima vittoria contro le Lady Vols in 21 incontri :o:

Adesso «Mission Impossible» contro UConn… nun succede ma se succede (cit.)

go irish :forza:
 
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joesox
view post Posted on 4/4/2011, 08:03




Iri-shhh...
 
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maxmicio
view post Posted on 4/4/2011, 12:59




È successo, è successo… :forza: :forza:

Battuta UConn 72-63!!!!! :novotny:

È adesso in finale contro Texas A&M che ha sconfitto a sorpresa Stanford.

go irish :forza:
 
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maxmicio
view post Posted on 6/4/2011, 08:22




Peccato, dopo aver battuto UConn ci credevo :(

Complimenti a Texas A&M…

Grazie ragazze!!!!

go irish :forza:

 
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34 replies since 22/11/2010, 03:09   776 views
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